Il Blog del Circolo del PD "Renzo Bonazzi"


L’immigrazione reale e la schizofrenia della maggioranza di centrodestra.


La discussione parlamentare sul provvedimento governativo emanato dopo la tragedia di Cutro e gli accordi nella maggioranza per modificare questo o quell’articolo del Decreto, sono avvenuti in un contesto caotico e indifferente agli effetti concreti che produrrà la nuova legge. 

Le risposte della destra non sono, in realtà, tese a governare e gestire gli sbarchi di immigrati, ma sono la riproposizione cinica delle ormai ricorrenti campagne contro l’immigrazione, nelle quali si fa di ogni erba un fascio, si manipola l’opinione pubblica confondendo volutamente questioni tra loro diverse quali immigrazione legale, clandestinità e richiedenti asilo. Inoltre, è risultato evidente che gli “immigrati” sono la principale carta giocata da Matteo Salvini nella competizione elettorale contro Giorgia Meloni, in una rincorsa propagandistica, in una fase che vede l’aumento del fenomeno: rispetto allo scorso anno, dagli inizi del 2023 ad oggi, è triplicato il numero delle persone che sono approdate in Italia. 

È necessario compiere un’operazione di verità.

La questione dell’immigrazione è ovviamente una cartina di tornasole della qualità della democrazia, non solo nel nostro paese e un banco di prova rispetto alle reali intenzioni del nuovo governo di centrodestra. È importante quindi capire bene in che direzione si vuole andare smascherando gli alfieri della presunta difesa dell’identità nazionale e offrendo all’opinione pubblica le informazioni corrette sul Decreto.

Va detto innanzitutto che il 16 aprile il Governo ha dichiarato lo “stato nazionale di emergenza migranti”, un atto amministrativo che ha preceduto il decreto “Cutro” e che conferisce ad un Commissario i poteri di agire rispetto, per esempio, alla ricollocazione delle persone accolte nei centri di prima accoglienza, ormai sovraccarichi. Inoltre, per i prossimi sei mesi di “emergenza” si potranno spendere con procedure straordinarie 5 milioni di euro, a cui se ne aggiungeranno altri 20 già disponibili.

L’obiettivo dichiarato è quello di allestire almeno un “Centro di Permanenza per il Rimpatrio” in ogni Regione. Attualmente sono in funzione nove Centri perché il decimo, quello di Torino, è momentaneamente chiuso dopo le rivolte e le violenze avvenute mesi fa. L’obiettivo è quindi quello di raddoppiare il numero di queste strutture.  

Questi luoghi sono gestiti da soggetti privati e sono vigilati dalle Prefetture, ma non si contano le denunce contro le violazioni dei diritti umani, sulle somministrazioni immotivate di psicofarmaci e sulla privazione di ogni mezzo di comunicazione con l’esterno. Della necessità di ridefinire le modalità di trattamento delle persone “contenute” in questi centri non si fa parola. Occorre tener conto che in questi centri finisce anche chi, arrivato in Italia sfuggendo a guerre e carestie, è ancora in attesa del pronunciamento sul loro diritto di asilo e, nel frattempo è caduto nella rete della clandestinità.

Oltre alla proclamazione dello stato di emergenza il Governo ha emanato il famoso “decreto Cutro”. L’oggetto del provvedimento riguarda essenzialmente: a) le procedure per il riconoscimento del diritto alla “protezione internazionale e dell’asilo” e b) il “contrasto del fenomeno degli sbarchi”. 

Analizzandone i contenuti emergono alcune questioni critiche.

Le richieste di “protezione internazionale” collocano l’Italia al quarto posto tra i Paesi europei. Nel 2022 furono presentate 52.625 domande, il 52% delle richieste furono respinte. Tra quelle accolte il 21%, la maggioranza, rientrava nella fattispecie della “protezione speciale”. La Protezione speciale sostituì la “protezione umanitaria”, fu introdotta con la legge 132/2018 (Salvini, Decreti Sicurezza) e fu poi estesa con la legge 173/2020. Questo strumento consentiva, in attesa della conclusione dei procedimenti di richiesta per il riconoscimento del diritto di asilo, di avviare delle forme di inserimento sociale dei richiedenti asilo.

Con il Decreto “Cutro” la Destra ha di fatto cancellato queste possibilità, che consentivano di gestire in modo flessibile la presenza dei migranti in attesa di un provvedimento definitivo. Particolarmente odiosa è la decisione di azzerare i finanziamenti dei corsi di italiano. Gli effetti di questa legge saranno evidenti tra pochi mesi, quando aumenterà il numero delle persone invisibili, disperati senza status, trasformando in nuovi clandestini anche i migranti che dovrebbero essere tutelati dalle norme nazionali e internazionali. Infatti, una delle promesse di Matteo Salvini riguarda i rimpatri, un’operazione piuttosto complicata e che, in ogni caso, non potrà mai realizzarsi sulla base delle bugie plateali del leader della Lega.

Le operazioni di rimpatrio sono molto costose e possono essere eseguite solo se ci sono protocolli bilaterali “di sicurezza”, ovvero accordi di polizia tra l’Italia e i Paesi di provenienza dei clandestini. Nel 2021 sono state intimate 25.250 espulsioni, i rimpatri eseguiti sono stati 3.830. Durante la permanenza di Salvini al Ministero degli Interni (2018/19), l’epoca nera dei “Decreti Sicurezza”, nei CPR transitarono 6.172 persone e ne furono rimpatriate 2.992. 

A questo punto risulta in modo palese la schizofrenia del comportamento del Governo: per affrontare l’emergenza si adotta la faccia feroce per ragioni evidenti di propaganda, anzi in una rincorsa micidiale tra Salvini e Meloni, a chi fa la faccia più feroce e non si affrontano i problemi reali che stanno nell’intreccio tra immigrazione ed economia.

Infatti, siamo davvero di fronte a una emergenza? 

Si stima che in Italia ci siano circa 500.000 clandestini: sono lavoratori in nero, sono persone che per ragioni di bassissimo reddito hanno perduto il diritto al rinnovo del permesso di soggiorno, venditori ambulanti abusivi. Solo un numero residuale di “illegali” è dedito allo spaccio di droga o alla microcriminalità. I dati del Ministero degli Interni confermano che gli immigrati regolari che compiono azioni criminose sono percentualmente in linea con il rapporto tra i nostri connazionali che delinquono e la popolazione italiana. Inoltre, una quota cospicua di chi è fatto oggetto dei trafficanti di esseri umani in Africa e in Asia, fugge dalle guerre e dalle persecuzioni etnico-religiose e molti di loro considerano l’Italia come un Paese di transito verso altre mete europee. 

Da circa 27 anni l’Italia ricorre al meccanismo delle sanatorie per legalizzare gli stranieri impiegati nell’economia sommersa. La media è stata di una sanatoria ogni tre anni e mezzo, l’ultima è datata 2012, tutti i Governi sostenuti da maggioranze diverse hanno fatto ricorso a questo strumento pragmatico per ridurre l’impiego di persone in nero e per arginare le piaghe del caporalato nei comparti agricoli e edili. 

In realtà esiste sì una emergenza ma è quella della necessità di manodopera per le imprese e per i servizi di cura per le famiglie. Il Governo ha adottato il cosiddetto Decreto Flussi annuale che ha indicato un numero massimo di 82.000 lavoratori, ma le imprese e le famiglie italiane hanno inoltrato 250.000 richieste. Un clamoroso errore di valutazione. Ma non a caso. Tutti sappiamo che l’artificio formale del Decreto Flussi nasconde una semplice verità: la stragrande maggioranza delle persone regolarizzate si trovano già sul territorio nazionale e sono già inserite in contesti lavorativi domestici o in altri settori.

Di fronte alle proteste causate dall’inadeguatezza numerica rispetto alle necessità di impiego di lavoratori,  i diversi Ministri competenti hanno promesso soluzioni fantasiose, senza farsi carico sul serio e rapidamente del grave problema della carenza di manodopera  generica nei comparti produttivi e della difficoltà di reperire sul mercato nazionale gli svariati profili professionali specialistici da inserire nel sistema dei servizi alle famiglie e alle persone anziane. 

In questo caso si tratterebbe di aprire le “frontiere” a centinaia di migliaia di persone provenienti da altri Paesi e ciò imporrebbe una programmazione strategica concertata con le istituzioni locali, con le associazioni imprenditoriali, i sindacati e le associazioni del terzo settore per gestire al meglio i processi di inserimento nelle nostre comunità. 

Si è già scritto che l’immigrazione legale ha poco a che vedere con chi sbarca nel nostro Paese. E anche il problema dei migranti economici illegali dovrebbe essere affrontato in modo specifico è separato rispetto ai profughi.

L’incapacità di tenere insieme i vari aspetti della questione immigrazione risiede nella volontà di sfruttare a fini propagandistici il fenomeno ma ormai è evidente che questa cultura del contrasto “feroce” all’immigrazione produce un arretramento della cultura dei diritti e una mancata risposta ai bisogni delle imprese e delle famiglie. 

Per questo il Decreto “Cutro” diventerà una legge che si aggiungerà alla complessa stratificazione normativa sull’immigrazione, senza apportare nessun reale risultato né alla lotta per il contenimento dell’uso illegale dei clandestini, né per costruire le condizioni per arginare il fenomeno. 

Inoltre, lo smantellamento degli istituti che riconoscono ai migranti aventi diritto uno status giuridico chiaro, viola i principi costituzionali. Il valore dello stato di diritto e il rispetto della dignità umana sono scolpiti nella nostra Costituzione e dobbiamo difendere il sistema di garanzie disegnato nel nostro ordinamento. Le proteste delle Regioni e dei Comuni, delle Organizzazioni Sindacali, della CEI e delle Associazioni di volontariato cattoliche e laiche contro il provvedimento del Governo sono la dimostrazione che c’è un “mondo” che non è disponibile ad accettare queste leggi che sono, contemporaneamente disumane e inique ma anche inefficaci sia nel contrastare il fenomeno sia nell’orientarlo alla risposta sempre più necessaria ai bisogni di manodopera delle imprese e di servizi di cura per le famiglie. 

In Parlamento il Pd e le altre forze politiche di opposizione hanno combattuto la loro battaglia contro il Decreto “Cutro”, ma i partiti di centro-sinistra, il Pd in particolare, devono contrastare la deriva culturale e politica che ha ispirato la legge. La qualità della nostra democrazia si dimostra anche dalla sua capacità di trattare con umanità chi arriva in Italia. Da troppo tempo la sinistra subisce l’offensiva massiccia della destra sui temi degli sbarchi e, più in generale, su quelli dell’immigrazione. È giunto il momento di aprire una prospettiva nuova per contrastare chi diffonde i veleni della paura proponendo di risolvere problemi difficili con risposte autoritarie che si rivelano inefficaci.


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