Il Blog del Circolo del PD "Renzo Bonazzi"


Vittime e vittimisti




Tutti conosciamo il significato del termine vittima: secondo la Treccani "chi perisce in una sciagura, in una calamità o in seguito a gravi eventi o situazioni. In senso lato chi soccombe all’altrui inganno e prepotenza, subendo una sopraffazione, un danno, o venendo comunque perseguitato e oppresso". Da qui deriva il termine vittimismo: "l’inclinazione a fare la vittima, cioè a considerarsi sempre oppresso, perseguitato, osteggiato e danneggiato da persone e circostanze, e a lamentarsene (ma a volte anche a compiacersene)".  

Tutti noi conosciamo o abbiamo incontrato persone a buon titolo vittimiste, gente che si sente perennemente a credito con il destino (la sfortuna mi segue sempre, tutti ce l'hanno con me) o dall'autostima assai fragile (non ce la farò mai, è sempre colpa mia). Questo atteggiamento, che la psicologia ha studiato molto spesso, si esprime da livelli minimi, di cui soffriamo forse un po' tutti, fino a quelli patologici, cioè vere e proprie sindromi.  Anche se il concetto è moderno il meccanismo, essendo umano, è sempre esistito. Come tanti altri nostri caratteri buoni e cattivi anche questo ha trovato ora una particolare rilevanza nel nostro mondo attuale, dove comunicazione e apparenza, anche prima dei social, sono divenuti fenomeni di grande rilevanza. Basta guardare le ridicole performance dei giocatori di Serie A, che pur strapagati e super allenati, al minimo contatto di gioco crollano a terra come colpiti un proiettile. Oppure rappresentanti di categorie che difendono ingiustificati privilegi piangendo miseria, per non parlare degli ospiti di molti talk show televisivi che denunciano in diretta soprusi di ogni tipo. Questa  deriva, che spesso costituisce un insulto a chi vittima lo è davvero,  si è diffusa capillarmente provocando, come naturale, una reazione opposta. Così passiamo velocemente da ondate di denuncia e indignazione a frettolose assoluzioni mediatiche seguite da amnesie collettive. Questo atteggiamento si è largamente diffuso (i social ne sono colonizzati) e ha contagiato gran parte della nostra società, dove c'è chi si sente, per un qualunque motivo) vittima dello Stato, della massoneria, dei mitici poteri forti, dei mille complotti che solo menti bacate possono arrivare a immaginare. O semplicemente di professori stupidi, di medici incompetenti, di giudici corrotti, di arbitri venduti, di colleghi prepotenti, la lista è pressoché infinita. In questo gran calderone sparisce completamente la responsabilità individuale e non è più possibile fare distinzioni e alla fine il risultato è: tutti vittime e nessun colpevole, o peggio tutti colpevoli, che è la santificazione dello status quo, cioè l'impossibilità di cambiare le cose. 

I populismi si sono sempre incuneati in questo spazio psicologico indicando di volta in volta alle presunte vittime i "veri" colpevoli del loro disagio. L'uso politico del vittimismo ha una storia lunghissima (pensiamo ai mille anni di antisemitismo che hanno preceduto l'olocausto, ma ce ne sono molti altri) che nel secolo scorso ha trovato la sua apoteosi. Le autocrazie hanno sempre avuto bisogno di trovare nemici interni o esterni per giustificare il proprio potere arbitrario e quando non ci sono occorre inventarli e convincere i propri cittadini di esserne vittime. E la storia recente ci insegna che quando una maggioranza si convince di essere danneggiata o perseguitata da una minoranza può fare cose orribili come l'esperienza nazista ci insegna. Il nemico può essere etnico, religioso o semplicemente politico (specialità dello stalinismo), spesso una mortale combinazione di tutti e tre. Ma questo avviene sempre più spesso anche nelle democrazie, pensiamo ai folli argomenti di Trump e nella parte più fanatica dei suoi seguaci. Il vittimismo causa rabbia e porta voti o almeno così pensa chi lo pratica (in buona o cattiva fede). Salvini vive di questo, le sorelle Meloni o Crosetto si lamentano in continuazione di complotti dei media o  della magistratura. Perfino un Vannacci (!) o il poco rimpianto e inadeguato Sangiuliano si lagnano di odio e cattiverie nei loro confronti. 

Noi non possiamo indulgere ad atteggiamenti di questo tipo. Ne siamo storicamente abbastanza immuni poiché le tradizioni politiche da cui proveniamo sono state l'espressione di partiti e movimenti che di sicuro sono stati vittime, ma mai vittimisti. Però la tentazione può esserci, e va respinta con decisione. Il vittimismo non ha mai aiutato le reali vittime dell'ingiustizia, ma volente o nolente ha sempre rafforzato chi ne è davvero la causa.

Bibliografia

Kurt Gray - Emily Kubin, "Victimhood: The most powerful force in morality and politics", Advances in Experimental Social Psychology, 70, 2024, pp. 137-220.

Marco Marzano, "La strategia di Meloni per ottenere i pieni poteri è basata sul vittimismo", Domani, 31 maggio 2023.

Saverio Tomasella, La sindrome di Calimero, Sperling & Kupfer, 2018.

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