Relazione di Celestina Tinelli
Ringrazio innanzi tutto il Presidente Violante che ci ha aiutati a capire meglio la situazione e indicato vie d’uscita. Nel rapporto fra politica e cittadini la giustizia svolge un ruolo importantissimo, ha impatto anche sulla fiducia, ma il sistema resta “questo sconosciuto” ai più.
Per contribuire a fare un po' di chiarezza e dare informazioni come circolo centro storico, ringrazio la segretaria Francesca Boni per la sua grande sensibilità e capacità organizzativa e l’insostituibile punto di riferimento Elena Montecchi, abbiamo raccolto la proposta per questo incontro del responsabile legalità del PD provinciale Marcello Moretti che pure ringrazio assieme al segretario provinciale Massimo Gazza.
La riforma della giustizia è uno degli impegni che l’Italia si è presa con l’Unione Europea per ottenere i circa 200 miliardi di euro di finanziamenti del Recovery Fund. Come ha spiegato la ministra della Giustizia Marta Cartabia, l’obiettivo era approvare tre leggi delega – con le quali il Parlamento, per l’appunto, delega il governo a legiferare su una determinata questione – per la riforma del processo civile, del processo penale e del Consiglio superiore della magistratura.
Le Riforme del processo civile e del processo penale sono state approvate dal Parlamento nell’autunno scorso, resta lo scoglio della Riforma del CSM e dell’Ordinamento Giudiziario approvata dalla Camera dei Deputati ed ora al senato. Si tratta di un lavoro che può garantire al nostro Paese una giustizia pienamente rispettosa dei dettami costituzionali. Dalla ragionevole durata dei processi, alla presunzione di non colpevolezza. E, in questo senso, stabilisce anche per le vittime di reati il diritto ad avere un esito processuale definito.
Al tempo stesso, grazie al lavoro anche di mediazione svolto dal PD con importante appoggio alla Ministra Cartabia, la modalità utilizzata per affrontare il tema giustizia ha permesso di uscire da un puro terreno di scontro, “sdoganando” finalmente argomenti che sembravano tabù per la politica al contempo ha permesso di uscire da populismi e giustizialismi nell’ottica dell’essere orientati esclusivamente dalla Costituzione che relativamente a rischi di pregiudizio per le libertà personali e dignità del cittadino è assolutamente garantista.
Abbiamo assistito in questi ultimi trent’anni a una certa destra che ha utilizzato il garantismo a correnti alternate per produrre leggi ad personam. Poi, l’estremismo opposto – quello del giustizialismo populista in genere realizzato tramite slogan facili quanto errati, ha purtroppo influenzato molti. Per cui la sfida è anche culturale, nel senso di “superare una contrapposizione ideologica e di maturare una consapevolezza diversa” e “Si tratta di un lavoro che può garantire al nostro Paese una giustizia pienamente rispettosa dei dettami costituzionali. Dalla ragionevole durata dei processi, alla presunzione di non colpevolezza”, come dichiarato dal responsabile nazionale Giustizia del PD on. Walter Verini, che non si può che condividere, perché l’obiettivo deve essere quello di avere una giustizia efficace, veloce, di qualità e di respiro europeo e costituzionalmente orientata. La Ministra Cartabia ha fatto un ottimo lavoro e le Riforme sono comunque una vittoria per tutto il Paese.
Governo e Parlamento hanno raggiunto risultati significativi e importanti: la riforma del processo civile e penale, gli investimenti nell'ammodernamento edilizio e tecnologico delle strutture giudiziarie e di quelle carcerarie, l'assunzione di nuovo e consistente contingente di personale di cancelleria, di magistrati, Polizia penitenziaria e addetti all'ufficio del processo. Un lavoro completare entro questo anno e provare a chiudere davvero una pagina ormai quasi trentennale, in cui la giustizia è stata troppo spesso usata “come clava divisiva di scontro politico” (cito sempre l’On. Verini).
Ad oggi ci sono ancora decreti da scrivere e riforme da completare. Su alcune il Parlamento è già al lavoro: l'ergastolo ostativo, la legalizzazione della cannabis, il fine vita, la cd riforma delle Carceri. Ci sono direttive e sentenze europee recepite da attuare al meglio, come quelle che riguardano la presunzione di innocenza e la fine delle cosiddette gogne mediatiche, principi fondamentali, civili e costituzionali, da attuare con altri ugualmente fondamentali, come la libertà di informazione e il diritto del cittadino ad essere informato, e i due principi debbono stare insieme. Si deve voltare pagina e per queste Riforme possiamo contare sulla convinzione del PD di portarle a termine e questo è molto molto importante almeno per me, che finalmente dopo trent’anni ho avvertito i segni di una “rinascita”. Penso sia altrettanto importante darne comunicazione chiara ai cittadini.
Come è noto nei giudizi civili, così come nei giudizi penali la durata media dei procedimenti in Italia è superiore, e di molto, alla media europea. Della Riforma sul processo Civile e di quella sul Processo penale ci sono aspetti molto significativi in senso positivo che desidero segnalare:
Per il Civile:
- la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, con l’ampliamento dello spazio per la mediazione mezzo indispensabile per il superamento dei conflitti senza vinti né vincitori ma con soluzione condivisa ovvero non imposta e dunque “pacifica” e dunque fuori dall’ambito del processo che resta comunque “violenza ritualizzata”.
Per il Penale:
- il superamento del “fine processo mai”, della riforma Bonafede, è stato attuato tenendo insieme la necessità di arrivare al giusto processo, ad un sistema di garanzie dentro il quale c'è il perno della presunzione di innocenza, il rifiuto del fine processo mai, insieme con il diritto-dovere di tutelare le vittime dei reati, siano singoli cittadini o la collettività, e tenendo sempre alta la guardia contro le mafie e la corruzione. Garantire in tempi certi e di durata ragionevole un esito processuale quando c'è un rinvio a giudizio: un esito, qualunque esso sia, è infatti un diritto degli imputati e delle vittime dei reati e un dovere dello Stato; la soluzione trovata è una di quelle che aveva indicato anche il Pd. Tuttavia, garantire la durata certa dei processi, sarebbe una rivoluzione copernicana e il tema della prescrizione passerebbe in secondo piano; come bene ha spiegato la Ministra Cartabia, un’eccessiva durata del processo «determina due disfunzioni che costituiscono violazioni di principi costituzionali ed europei: l’eccessivo numero di processi che si concludono con la prescrizione, e la violazione del fondamentale diritto alla ragionevole durata del processo per gli imputati, garantito dalla Costituzione e che ha le sue radici nell’esigenza di assicurare il rispetto effettivo della presunzione di innocenza»; i giudizi lunghi fanno un duplice danno: «frustrano la domanda di giustizia e ledono le garanzie della giustizia»;
- il superamento della Pena come vendetta con l’ampliamento dell’ambito di applicazione delle sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi e con l’importante introduzione della Giustizia Riparativa, svolta anche questa culturale orientata a pacificazione (va detto anche il Ministro Orlando, stimatissimo ministro della Giustizia, aveva cominciato ad applicarla seppur in modo marginale e incompleto).
La rieducazione e la riabilitazione del detenuto è un principio costituzionale previsto dall'articolo 27 secondo cui: «Le pene (...) devono tendere alla rieducazione del condannato». La Giustizia Riparativa si deve occupare della vittima della “riparazione” del suo dolore, del riannodare i fili spezzati dal reato, della ricomposizione della relazione umana interrotta.
Il sistema di giustizia “tradizionale”, è fondato sulla contrapposizione reo/vittima, reato/pena: che non garantisce la protezione delle vittime dal rischio di vittimizzazione secondaria e, dall’altro, non protegge la collettività dalla recidiva. Il tema della Giustizia Riparativa è molto interessante perché ci impone di metterci in discussione con le spinte propulsive che vengono dal diritto europeo, di studiare un nuovo modello di giustizia, di chiederci come devono comportarsi il giudice e l'avvocato. In un mondo in rapida evoluzione, la professione forense e quella del magistrato devono rinnovarsi, con un nuovo modo di assistere e rapportarsi alle persone, accompagnandole nella crisi delle relazioni con una preparazione specifica e approfondita.
Inoltre l'attivazione della giustizia riparativa, permettendo in collaborazione con Enti Locali e strutture territoriali di apprendere o consolidare un mestiere mentre si procede a riparare un «bene» (immobile, spazio verde, etc.) da riconsegnare alla società per usi sociali e collettivi, può rappresentare un passo di civiltà per il pieno recupero del detenuto. Si tratta di una Riforma, quella Penale di cui anche l’avvocatura associata nella più rappresentativa Unione Nazionale delle Camere Penali ha riconosciuto indubbi meriti innovativi.
La riforma del CSM:
Indispensabile la riforma del CSM per contribuire a quella rigenerazione della magistratura che vive da tempo una pericolosa crisi di credibilità. Anni difficili nei quali il pluralismo delle aree culturali ha lasciato il posto a un correntismo esasperato, a un carrierismo devastante e a rapporti opachi, in certe fasi, anche con poteri economici e politici e questo ha minato i principi e la prassi dell'autonomia e dell'indipendenza. Anni pesanti che hanno riguardato anche il CSM, epicentro di questa crisi. A nostro giudizio, la guida del Presidente della Repubblica Mattarella è stata un riferimento puntuale e unificante così come lo è stato anche il mandato svolto quotidianamente dal vicepresidente Ermini che ha guidato in mezzo alla tempesta il Consiglio, tenendo come bussola la sua autonomia e la Costituzione. Per questo occorrono nuove forme di elezione, serve attribuire un peso maggiore alle valutazioni dei consigli giudiziari e, soprattutto, una valutazione basata sulle performance dei magistrati.
In conclusione, da queste riforme ci aspettiamo che possano accelerare e rendere efficiente il sistema giustizia, aiutare a combattere errori giudiziari, degenerazioni, improprie invasioni di campo, atteggiamenti contrari, anche di pezzi della magistratura, ai principi del giusto processo e della presunzione di innocenza. Va fatto questo non per cercare vendette ma per aiutare la magistratura a ritrovare credibilità, per rafforzare la fiducia dei cittadini baluardo della difesa della autonomia e dell'indipendenza, che sarebbe altrimenti sterile pretesa corporativa.
I danni causati da questi decenni di confusione rispetto alle coordinate liberali della Costituzione sono tanti e gravi, dunque c’è una strada comune da percorrere, per voltare pagina davvero, verso il benessere di tutti, che vede tutti i protagonisti assieme Magistrati Avvocati Cittadini e Politici in un confronto davvero costruttivo e sarà la svolta per la tutela della nostra Democrazia e per lo sviluppo del nostro Paese.
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