Per tutti coloro che sono cresciuti a pane e Parmigiano Reggiano, o che da giovani andavano in giro per i colli “scandianesi” (Cesare Cremonini, perdona il mio peccato) la storia dei 7 Fratelli Cervi significa qualcosa di importante. C’è chi la conosce nei minimi dettagli ed è in grado di elencare ogni data e tutto l’albero genealogico, c’è chi ne conosce solo i tratti essenziali e magari non sa neanche di preciso quanti fossero.
In ogni modo, tutti, ma proprio tutti, la ricollegano ad una delle pagine più buie del nostro Mondo e della nostra città, e ricordano i Fratelli Cervi per il loro gesto eroico. E, arrivati a questo punto, chi di voi ha deciso di ignorare la maldestra citazione ai Lunapop e proseguire con la lettura si domanderà: “ma allora cosa c’è ancora da raccontare?”.
Il quesito è senza alcun dubbio sensato, perciò permettetemi di spiegarmi un po' meglio.
Mi presento: mi chiamo Federico, ho 24 anni e sono nato nel 1998, a quasi 55 anni dalla tragica morte dei 7 Fratelli. Mio papà, Fabio, è nato vent’anni dopo quel triste giorno, e mia mamma Marina pure. Per me il PC è quello inventato da Bill Gates, la Resistenza è stata sostituita dalla Resilienza (ammesso che qualcuno abbia davvero capito cosa voglia dire) e per arrivare a sette in una famiglia ci vogliono 5 generazioni, altro che 7 fratelli.
Apparentemente, non ho nulla che mi leghi a questa storia reggiana. Nulla di più sbagliato.
1a tappa: LÌDICE
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