Intervista con Carlo Vestrali (a cura di Elena Montecchi).
Un breve, ma significativo ricordo dell'attività di una sezione cittadina del PCI tra gli anni '60 e '80 (per gentile concessione degli autori e della Fondazione Reggio Tricolore che ha raccolto questa e molte altre nel volume "Un popolo in festa. Le feste dell'Unità nel Comune di Reggio Emilia dal 1945 al 1990").
Quando hai iniziato a fare il volontario nelle feste organizzate dalla tua sezione?
Ho cominciato a svolgere attività di volontariato nelle feste de " L'Unità" nel momento stesso in cui entrai in sezione prima come iscritto alla FGCI poi al PCI. Parlo della sezione Togliatti del centro città a Reggio Emilia. La sezione Togliatti era sempre presente sia nelle feste del centro cittadino sia partecipando alla annuale festa provinciale dell'Unità. Da questo punto di vista, a parte la famosa festa nazionale del 1983 al Campovolo conclusa con un ancor più famoso discorso del segretario Berlinguer, non posso non ricordare una esperienza che per me è rimasta indimenticabile, quella dell'estate 1972, la festa dell'Unità provinciale al Parco Fola di Albinea. Alla sezione Togliatti, congiuntamente alla sezione PCI dell'Ospedale Santa Maria Nuova, fu affidato il compito di raccogliere mille flaconi di sangue, fra i presenti alla festa, da inviare in Vietnam, dove infuriava la guerra, una guerra che è stata una bandiera di lotta di una intera generazione.
Puoi descrivere le feste organizzate o partecipate dalla Sezione Togliatti?
Descrivere le
tante feste organizzate dalla sezione ora mi è praticamente impossibile. Di
certo un dato lo rivivo con chiarezza: quell'impegno enorme, cui prima facevo
cenno, e che portava a discussioni ed anche a bisticci fra i compagni sul che
fare e sul come procedere, in realtà creava un clima di grande partecipazione.
Iscritti che in sezione si vedevano poco o per nulla venivano a dare la loro
disponibilità a esserci e a lavorare per la festa. Ed il tutto in una
dimensione di dinamismo gioioso e di grande voglia di partecipare. In quel
contesto, anche lavare i piatti nel retrocucina, dava un senso di protagonismo.
Tre sono le feste che vorrei ricordare, tutte tre nel Centro Storico. La prima
fu organizzata nel settembre del 1976 presso palazzo Franchetti in via Emilia
Santo Stefano. Un immobile che poi il Comune ristrutturò adibendolo a scuola,
ma che allora era in disuso. Una festa dell'Unità in un palazzo storico del
centro fu un avvenimento quasi clamoroso. Il successo fu davvero grande in
termini di partecipazione. Si può dire che in quei giorni l'intera città, in
qualche modo, presenziasse a quella festa, così poco tradizionale, in un Centro
Storico dove, non dimentichiamolo, anche l'opposizione politica era più forte e
radicata. Ho ben presente ancora l'infinito e faticoso lavoro di allestimento e
poi di disallestimento della festa stessa. La seconda esperienza, nel 1981 e
per alcuni anni a seguire, fu la festa dell'Unità del centro città che si
insediò nei locali cosiddetti "Ex stalloni" in via Dante Alighieri,
di fronte alla Questura. Anche in questo caso sottolineo il gran lavoro di
allestimento. In particolare non posso non citare Pietro Campani e Corrado
Zanichelli, il bravissimo e simpaticissimo elettricista del Comune, che
lavorarono oltre una settimana per costruire l'impianto elettrico dell'intera
festa, dopo esser si presi le ferie. Questa fu una festa che favorì molto la
relazione ed il dialogo con la città perché aveva spazi raccolti e non
dispersivi e iniziative di dibattito incentrate proprio sul "vivere"
nel centro storico. Il terzo ricordo riguarda quelle feste dell'Unità che
vennero allestite presso la ex caserma Zucchi in viale Allegri, una struttura
che dal demanio militare passò al Comune di Reggio E milia, e che oggi è la
sede dell'Università. Lo spazio disponibile era enorme e le feste avevano una
dimensione comunale e provinciale. Vennero organizzati spettacoli, concerti,
mostre nonché dibattiti di profilo molto alto. Ristoranti, nonostante alcune
serate di maltempo, sempre pieni e davvero tante presenze. Ritengo che questi
eventi siano rimasti nella mente e nei ricordi di tantissimi reggiani, anche
non vicini al PCI.
Ricordi qualche particolare aspetto del programma politico (un dibattito importante,
la presenza di dirigenti politici nazionali) e di quello di intrattenimento (un
concerto, uno spettacolo)?
Prima di
evidenziare alcuni aspetti più di contenuto politico-culturale delle feste, mi
piace rilevare come esse siano state anche esperienze di riuso sociale
significativo di "contenitori" nel cuore della città, altrimenti
dismessi o abbandonati. Questo ha contribuito, in modo significativo, ad aprire
un dibattito che poi ha favorito l'intervento delle istituzioni per una loro
riqualificazione e per nuove destinazioni d'uso, a beneficio di tutta la comunità.
Sui programmi politici i dibattiti furono molti e diversi. Dai temi del
compromesso storico alla difesa della democrazia in quegli anni cosiddetti di
piombo e dopo i fatti di Bologna del '77. Dai temi del disarmo a partire dalla
installazione degli euromissili, alla proposta dell'alternativa democratica e a
tante questioni di livello locale. Pressoché tutti gli Amministratori e
politici reggiani erano impegnati in tali dibattiti, così come parteciparono
figure di livello nazionale, sui grandi temi di politica estera ed interna. Sul
versante degli spettacoli, fra i nomi di levatura internazionale, non potrò mai
dimenticare un concerto, alla ex caserma Zucchi, del famosissimo
contrabbassista Charles Mingus ed il suo gruppo. Quella sera Mingus tardava ad
arrivare. Presso l'hotel Astoria dove alloggiava, era completamente ubriaco.
Venne portato, assieme al suo voluminoso strumento, all'interno della festa sul
furgone dell'antinfortunistica della Polizia municipale. Però, quando, a
fatica, sali sul palco e cominciò a pizzicare le corde del suo strumento, ne
uscì un concerto memorabile, con tanti spettatori in visibilio.
Puoi citare i nomi di alcuni ideatori/costruttori/organizzatori delle Feste
che hanno dato un contributo determinante alla loro realizzazione?
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